
I termini stella del mattino, goedendag e goupillon sono utilizzati per descrivere alcune armi medievali, consistenti sostanzialmente in mazzedotate di uno o più aculei.
Stella del mattino

Schizzi di Wendelin Boeheim – 1890.
La stella del mattino (morning star in inglese, Morgenstern in tedesco) era un’arma a forma di mazza dotata di aculei (o punte) metallici; generalmente con una punta più lunga all’apice, oltre ad un certo numero di aculei più piccoli tutto intorno alla testa dell’attrezzo. Veniva utilizzata sia in fanteria che in cavalleria, nel qual caso, spesso, era provvista di impugnatura più lunga. La mazza d’armi, arma tradizionale dei cavalieri, si sviluppò indipendentemente, divenendo un’arma completamente in metallo con una testa di varie forme, mentre la stella del mattino conservò i suoi caratteristici aculei, con una impugnatura generalmente in legno di varie misure (spesso nelle armi in uso alla fanteria arrivava a misurare anche 1,8 m (6′), allo scopo di facilitare la presa a due mani). Il suo utilizzo cominciò ad essere popolare all’inizio del XIV secolo, e il termine viene spesso applicato erroneamente al mazzafrusto (fléau d’armes in francese e kriegsflegel in tedesco), che consiste in un manico di legno su cui è fissata una catena terminante in una o più sfere metalliche o una barra di legno o metallo, che può avere anche aculei. Il peso della stella del mattinovariava a seconda della lunghezza, del materiale usato e della grandezza della parte metallica. Poteva essere impugnata o anche lanciata.
Si pensa spesso che la stella del mattino fosse un’arma utilizzata dalla semplice milizia contadina, ma ciò non è corretto. Si distinguono infatti tre tipi dell’arma, distinti per qualità di lavorazione:
- Il primo era di buona manifattura ed utilizzato dai soldati di professione, prodotto in serie da esperti artigiani per essere immagazzinato negliarsenali cittadini.
- Il secondo, molto più semplice, veniva prodotto a mano dalle stesse milizie contadine, con legnami che essi stessi si procuravano (per questo motivo le foreste erano spesso indicate come “arsenali di Dio”) e fornite di punte e aculei dei locali maniscalchi. L’impugnatura e la testa erano solitamente ricavate in un solo blocco, e talvolta venivano rinforzate con fasce metalliche.
- Il terzo aveva uno scopo prettamente decorativo, spesso dotato di impugnatura corta e fatto interamente in metallo (un esempio del XVI secolo in acciaio, oro e argento è conservato nella Collezione Wallace di Londra)[2].
Due notevoli esempi del tipo militare sono conservati nei musei di Vienna, entrambi del XVI secolo. Il primo misura 2.35 m (7′ 9″) di lunghezza, incluso l’aculeo principale che misura 54 cm (21″). La testa è costituita da un cilindro di legno fissato sull’impugnatura e rinforzato con fasce metalliche, con cinque punte metalliche disposte in maniera simmetrica. Il secondo esempio ha una testa metallica di fattura piuttosto complessa, con aculei a forma di V, montata su una impugnatura che misura poco meno di due metri di lunghezza. Una barra di acciaio ritorto connette l’impugnatura alla base dell’aculeo principale. Esistono anche 183 esemplari a Graz, prodotti in serie e forniti all’arsenale nel 1685. Sono comparabili per lunghezza agli esemplari già descritti ed hanno tre file di punte intorno alla testa. Nel tipo militare l’impugnatura lignea veniva generalmente rinforzata con fasce di metallo. Altri esemplari di queste armi sono conservati in Svizzera negli arsenali di Lucerna e Zurigo.
Quest’arma venne spesso rappresentata nell’arte medievale. Per esempio, una di esse è presente come armamento di un cavaliere o di un soldato nell’arazzo di Cesare nel Museo di Storia di Berna, che rappresenta la battaglia condotta da Giulio Cesare contro il condottiero germanico Ariovisto. Questi arazzi furono tessuti a Tournai tra il1465 e il 1470, e presi come bottino di guerra a Carlo il Temerario dopo una delle sue sconfitte durante la guerra contro gli svizzeri. Nel poema Le Chevalier Délibéré scritto da Olivier de la Marche e pubblicato nel 1486, vi è un’incisione che rappresenta un cavaliere che porta una stella del mattino piuttosto semplice con aculei montati in modo asimmetrico ed una mazzafrusto equipaggiata con una sola sfera di aculei, noto in tedesco come kettenmorgenstern che, a dispetto del nome, è una tipica mazzafrusto.
Goedendag
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Per approfondire, vedi la voce Goedendag. |
Il Goedendag o Plancon era un’arma fiamminga descritta spesso come simile alla stella del mattino; era un’arma ad asta che combinava una lancia con una mazza[3]. Il suo nome ha un significato sarcastico, poiché Goedendag è il termine olandese per “buona giornata”. Fu usata con grande efficacia dalle truppe fiamminghe contro la Francia durante la Battaglia degli Speroni d’Oro, l’ 11 luglio1302. Era un’arma di fanteria, formata da una grossa impugnatura di legno (di lunghezza variabile tra 1,2 e 1,8 m (4 – 6 piedi), che si allarga leggermente verso l’alto, sormontata da una punta di ferro. Viene rappresentato nei dipinti del cassettone di Courtrai Chest (che si trova presso il New College di Oxford, Inghilterra), utilizzato a fianco della lunga picca, detta geldon, dai fiamminghi contro i cavalieri francesi. Kelly DeVries in Medieval Military Technology afferma che la punta aveva lo scopo di disarcionare i cavalieri francesi, mentre la mazza doveva servire per colpire l’avversario a terra. Fu usata solo per un breve periodo, ed esclusivamente dalla fanteria fiamminga, prima di essere abbandonata agli inizi del quindicesimo secolo.
Holy water sprinkler
Il goupillon in francese, era una stella del mattino popolare nell’esercito inglese dal sedicesimo secolo e prodotta in serie da fabbri. Una di queste armi è presente nelle Armerie Reali ed è costituita da una testa di ferro con sei flange. L’impugnatura di legno è rinforzata con quattro fasce e la lunghezza totale dell’arma è di circa 1,90 m[4].
Il termine può essere utilizzato per descrivere un tipo di mazzafrusto. Invece di una sfera metallica alla fine della catena, aveva una cilindro metallico ricoperto di acuminate spine. Secondo la leggenda popolare, era l’arma favorita di Giovanni I di Boemia, che, essendo cieco, la utilizzava per colpire casualmente tutto intorno a se’[5].
L’utilizzo nella Grande Guerra
La guerra di trincea che caratterizzò la prima guerra mondiale, evidenziò l’inadeguatezza e spesso la mancanza negli eserciti di armi adatte al combattimento corpo a corpo in spazi ristretti, quali erano le trincee. Inizialmente furono gli stessi soldati a sopperire a questa mancanza modificando manualmente pugnali di origine commerciale o baionette catturate al nemico[6]
Ben presto però, a tutti gli eserciti impegnati nel conflitto, furono distribuite armi d’ordinanza per gli assalti corpo a corpo, per lo più pugnali, ma tra gli schieramenti, era anche generalizzato l’uso dipugni di ferro, e spesso le due armi erano abbinate nei pugnali con presa a noccoliera, inoltre molto diffuso, fu anche l’impiego da parte dei soldati più esperti, delle vanghette in dotazione come armi bianche.[6][7].
Nel panorama di una guerra di posizione, con assalti all’arma bianca per la conquista di trincee, si vide il ritorno tra i reparti di entrambi gli schieramenti tedeschi e austro-ungarici, inglesi e francesi, dopo circa tre secoli di inutilizzo nei campi di battaglia, della mazza ferrata.
Ma questa riapparizione, non è analoga all’uso che si fece di queste mazze nel medioevo, dove la mazza ferrata era usata per sfondare e disarticolare le armature dei nemici che poi venivano “finiti” con le spade o pugnali, ma fu più affine all’uso che se ne faceva nella preistoria, dove la mazza, o meglio clava, era utilizzata contro nemici privi di armature e/o protezioni, come privi di protezioni erano i soldati del primo conflitto mondiale[6].
Mazze ferrate inglesi e tedesche
La prima apparizione delle mazze ferrate avvenne sul fronte occidentale nelle mani degli inglesi, dove proprio il Royal Engineers (Genio militare), avviò per primo tra gli eserciti la produzione di tale arma[8].
Il genio inglese preferì adottare le mazze ferrate invece che i coltelli come negli altri eserciti, in quanto più efficaci nel corpo a corpo e nelle mischie in trincea, dove la mazza poteva essere usata “alla cieca” e mettendo in grado l’assalitore di tramortire o uccidere più soldati nemici.
Ma probabilmente vi fu anche un motivo pratico ed economico, infatti la produzione di una mazza era sicuramente più economica e veloce in confronto alla produzione di un buon pugnale, dimostrazione ne fu la “flanged knobkerrie” (mazza alettata) la cui testa in ferro era intercambiabile, rendendo il manico “multiuso”, essendo progettato per ospitare una paletta o una piccola piccozza[9].
In linea di massima le mazze progettate dalla Royal Engineers erano lunghe circa 50 cm, in legno tornito con un rinforzo in ferro nella testa con cui si colpiva il nemico, con chiodi sfaccettati o rotondi.
Più complesse erano invece le mazze ferrate in dotazione all’esercito tedesco, analogamente a quelle dell’esercito austro-ungarico, erano di due tipi, flessibile con fusto a molla e testa cubica o ovoidale con punte, o di tipo rigido in legno con la testa cilindrica in ferro con chiodi o punte, molto più decorate delle mazze rigide inglesi[10].
Mazze ferrate austroungariche
Sul fronte italiano, le mazze ferrate apparvero per la prima volta sul Monte San Michele durante un attacco del 1º e del 17º reggimento della 20ª Divisione austriaca con i gas asfissianti il 29 giugno1916. Da quel giorno, la propaganda italiana strumentalizzò moltissimo l’uso definito “barbaro” delle mazze ferrate da parte del nemico per dare il colpo di grazia ai nemici esanimi dai gas.
Il terreno di scontro italo-austriaco, modificò anche la progettazione delle mazze austriache, queste infatti erano spesso con fusto a molla, corte e leggere, senza punte e quindi adatte per essere infilate nei cinturoni, in modo da aumentarne maneggevolezza e diminuirne l’ingombro[11].
Mazze ferrate e propaganda
Cartoline, opuscoli, locandine e giornali ebbero un ruolo fondamentale nel coinvolgere l’opinione pubblica nella politica di “disumanizzare” il nemico, raffigurandolo spietato, sanguinario e crudele. Così soprattutto in Italia ci fu una enorme campagna anti austriaca incentrata sull’utilizzo barbaro e infame della mazza ferrata utilizzata per colpire e uccidere i soldati inermi colpiti dai gas. Nulla di tutto ciò avvenne tra le altre nazioni di entrambi gli schieramenti, dove l’ampio uso in trincea le fece considerare per quello che erano, armi comuni d’assalto e da difesa[12].
Utilizzo odierno
Nella “cella della morte” della Risiera di San Sabba è stata rinvenuta una mazza ferrata, adoperata per dare il colpo di grazia ai condannati.
Attualmente, la mazza ferrata viene ancora utilizzata ad esempio nella Giostra del monaco a Ferrara, unica giostra storica equestre con mazza ferrata, dove cavalieri a rappresentanza delle città di Este, Ferrara e Grottazzolina, devono colpire con la mazza ferrata il bersaglio, costituito da tre scudi in gesso di diversa grandezza, posti a circa tre metri d´altezza su una speciale “forca”[13].
Informazione su Stella del Mattino
Tipo | Mazza |
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Descrizione | |
Peso | kg |
Lunghezza | cm |
* Kelly DeVries, Medieval Military Technology, Broadview Press, 1998, 0-921149-74-3 |