Miyamoto Musashi (宮本武蔵 Miyamoto Musashi?) (Miyamoto, 1584 – 19 maggio 1645) è stato un militare e scrittore giapponese, considerato il più grande spadaccino giapponese della storia.
Biografia
La vita di Musashi viene spesso confusa con le leggende che sono nate su di lui nei secoli dopo la sua morte. Questo perché i documenti relativi la sua biografia sono frammentati e molti sono andati perduti. In Giappone, tra gli storici che hanno cercato di far luce sulle vicende che lo riguardano, ci sono grandi estimatori e molti detrattori. Comunque non è un personaggio che lascia indifferenti. Per i suoi biografi è “relativamente” semplice ripercorrere la sua vita fino al duello con Kojiro, mentre è più difficile trovare fonti certe su quel che fece dopo. Si trovano invece sufficienti notizie sulla sua vecchiaia. Di certo si sa che era un pittore, e qualche sua opera è rimasta. Ha lasciato tre opere scritte, anche se tutti parlano solo del libro dei cinque anelli, che di sicuro è il più famoso, ed è arrivato a noi grazie ai suoi allievi. SI pensa erroneamente che non avesse studenti, invece proprio il libro dei cinque anelli è dedicato ad un suo allievo. Inoltre alla sua morte aveva almeno tremila studenti che studiavano se non sotto di lui, sotto la guida di suoi allievi diretti, ed ancora oggi in Giappone ci sono molte scuole che derivano dalla sua. Altra leggenda afferma che sia stato educato dal monaco Takuan ma non è stato così, anzi i due non sono mai entrati in contatto.
Sul duello più famoso che vinse contro Kojiro, ci sono gli scontri più feroci tra gli storici. Qualcuno insinua che a vincere sia stato Kojiro, detto Ganriu, infatti l’isola dove venne tenuto il duello oggi si chiama Ganriujima, ma in molti trovano strano che venga dato il nome del perdente al luogo dell’incontro. Per altri questo particolare è insignificante, visto che ci sono altre tracce che danno Musashi vincitore. Qualcun altro invece afferma che la vittoria di Musashi è certa, ma non fu onorevole e per questo l’isola ricorda il perdente. Questo perché c’è un testo scritto da un testimone dell’incontro, dove si racconta che Kojiro non morì ma rimase svenuto, e quando si riprese venne ucciso da alcuni allievi di Musashi, o da alcuni uomini appartenenti alla famiglia rivale di quella che “sponsorizzava” Kojiro. Infatti questo duello era stato organizzato da due famiglie che si contendevano il potere nella zona. Musashi era il campione di una e Kojiro dell’altra. Comunque Musashi dopo questo duello si ritirerà dalla vita di ronin in cerca di sfide, e non cercherà più scontri singoli, se li farà saranno altri a sfidarlo. Probabilmente il duello rappresentò comunque una svolta nella vita di Musashi, volente o meno. Se come sembra, ci furono fini politici dietro lo scontro, Musashi forse capì che il singolo non può nulla nelle trame ordite dai potenti nella società. Forse questo gli fece diminuire l’interesse per lo scontro singolo ed aumentare quello per lo scontro di massa e lo studio della strategia applicata alle battaglie tra eserciti.
Le più forti critiche verso di lui nacquero perché uccise un esponente della scuola Yoshioka in un duello, e questi era solo un adolescente di tredici anni. Va però detto che l’esponente della yoshioka in quell’occasione non era solo, ma scortato da molte decine di samurai, e ricordato anche che Musashi stesso vinse un duello a 13 anni. Comunque Musashi aveva già ucciso, in due precedenti duelli, i fratelli maggiori del piccolo Yoshioka. Il terzo scontro fu deciso dagli allievi della Yoshioka che cercavano per fini personali di salvare l’onore della scuola.
Certamente a contribuire a notizie fuorvianti su Musashi è stato il romanzo di Eiji Yoshikawa, bellissimo ritratto di un’epoca e anche del personaggio di Musashi, anche se con chiare invenzioni biografiche, dettate probabilmente da esigenze narrative.
Si sa che non si sposò, ma adottò tre figli. Uno si suicidò alla morte del suo signore, secondo le regole del tempo. Il terzo lo adottò in età tarda. Musashi non riuscì a diventare maestro di spada per lo shogun, venne scelto un altro samurai al suo posto. Musashi comunque trovò un signore a cui dare i suoi servigi.
In vecchiaia, diede diverse dimostrazioni della sua abilità. Non uccideva più gli avversari, e li fronteggiava sempre con un Boken. Solo in una occasione uccise un uomo, ma questi morì sbattendo la testa dopo che Musashi lo spinse con il corpo contro un muro dopo aver evitato un fendente. Si dice fosse mancino, e abile nel lancio dei coltelli. In età matura partecipò per il suo signore a delle battaglie, che lo videro vincitore. Per lui la strategia che si mette in pratica per un singolo individuo si può utilizzare anche per molti. Del libro dei cinque anelli l’originale fu perduto. Musashi stesso chiese a due allievi di bruciarlo. Uno lo trascrisse e l’altro lo imparò a memoria. Così ne rimase traccia.
Nato nel villaggio Miyamoto nella provincia di Harima, fu istruito all’uso delle armi dal padre Munisai, che era uno spadaccino riconosciuto dallo shogun, mentre al suo sviluppo spirituale contribuì anche il monaco zen Takuan Soho amico di Yagyu Munemori, famoso maestro di spada. A 13 anni ebbe il suo primo duello mortale.
A 16 anni partecipò e si batté nella Battaglia di Sekigahara (1600) per la fazione sconfitta, quella dei daimyō dell’ovest. Sopravvissuto al massacro, Musashi cominciò un vagabondaggio per il Giappone alla ricerca di avventure e di affermazione personale.
Vagò fino ai 29 anni, battendosi per sessanta volte ottenendo sempre la vittoria, anche quando si trovò a combattere contro più avversari contemporaneamente o contro maestri di arti marziali, come i samurai della famiglia Yoshioka, famosi per la loro scuola di spada a Kyōto.
Forse il suo duello più celebre fu quello combattuto contro Kojirō Sasaki, detto Ganryu, nel 1612, sull’isola di Funa-jima. Il duello ebbe così tanta rinomanza che ora quest’isola porta il nome di Ganryu-jima.
Alcune voci dicono che Kojiro fosse sordo e che Musashi approfittò di questo[senza fonte] per colpirlo mortalmente con un bokken ricavato dal remo della barca che l’aveva portato a Funa-jima, quindi molto più lungo del consueto. Un’altra versione di questo duello è che Kojiro usava come arma una canna di bambu quindi Musashi affilò il remo della barca usata per raggiungere l’isola e appena Kojiro mise mano sulla canna Musashi gli spaccò la testa con il remo, con un unico micidiale colpo, questo viene riportato sul “il libro dei cinque anelli”. I dati biografici sono incerti, ma tradizionalmente si ritiene vero che Musashi non abbia mai perso un incontro, nonostante contrapponesse spesso un bokken alla katana dell’avversario (si tenga sempre in mente che il bushido, il codice d’onore dei samurai, imponeva allo sconfitto in un duello di suicidarsi). Pare inoltre che fosse di modi molto scortesi: non era mai puntuale agli appuntamenti ed aveva una scarsissima igiene personale, si dice infatti che fosse impossibile lavarlo finché portava la spada al fianco, cosa che faceva persino nel sonno.
A 50 anni si ritirò per dedicarsi allo studio, alla letteratura e ad altre discipline risultando un maestro in molte di esse come, ad esempio, nella pittura, nella calligrafia e nell’arte della forgiatura delle tsuba, le tipiche guardie delle spade che spesso risultavano vere e proprie opere d’arte, tanto che diede il proprio nome a un modello divenuto poi tradizionale.
La leggenda vuole che al suo funerale un fortissimo tuono scosse tutti i presenti alla cerimonia e il commento dei più fu “è lo spirito di Musashi che lascia il corpo”.
I nomi
Nell’introduzione del suo libro si presenta col nome di Shinmen Takezo Musashi no Kami Fujiwara no Genshin che ha la seguente origine: Takezo è il nome proprio da adulto (al compimento dei 13 anni); Shinmen è il nome del clan di cui il nonno di Takezo era vassallo; Musashi no kami è un titolo onorifico che significa approssimativamente “governatore della provincia Musashi”, anche se di fatto non corrisponde al vero; Fujiwara no Genshin significa “saggio della famiglia Fujiwara”, altro titolo onorifico che aveva lo scopo creare un legame (pretestuoso) col Clan Fujiwara, secondo per importanza solo alla famiglia imperiale, acquisendone in prestigio. Titoli simili venivano assegnati ai non nobili.
Il nome con cui è noto oggi, Miyamoto Musashi, gli è stato probabilmente dato dal monaco Takuan Soho basandosi sul nome del villaggio di cui era originario (Miyamoto) e della lettura cinese (Musashi) dei caratteri di Takezo, il suo nome.
Infine, l’appellativo Kensei, con cui spesso viene identificato, significa “saggio o maestro della spada” in riconoscimento della sua incredibile abilità guerriera.
Opere
La sua opera più nota Il libro dei cinque anelli (五輪の書 Go Rin no Sho?), conosciuto anche come Il libro degli elementi o Il libro dei cinque elementi, è la sintesi di tutta la sua esperienza. L’opera è divisa in cinque parti, con riferimento agli elementi costitutivi dell’universo secondo la cultura Taoista: terra, acqua, fuoco, aria e vuoto.
Il libro della Terra tratta in generale l’arte della spada; quello dell’Acqua descrive specificamente le tecniche della scuola fondata dall’autore; quello del Fuoco le tecniche di combattimento; quello dell’Aria le tecniche delle altre scuole; il libro del Vuoto, l’ultimo, espone le conclusioni filosofiche dell’insegnamento: una volta raggiunto l’apice della tecnica si devono dimenticare le regole e agire con la più grande e spontanea istintività. L’insegnamento è in linea con le massime della filosofia zen. L’ultimo scritto di Musashi è il Dokkōdō, un breve elenco di precetti composto il 12 maggio 1645, una settimana prima della sua morte.
Scuola
Hyoho Niten Ichi Ryu, scuola di sciabola fondata dal celebre Miyamoto Musashi.
Dottrina strategica
Nella sua componente più esoterica, la dottrina strategica comprende una trattazione delle varie armi e del loro utilizzo e un’esposizione della varie posture del corpo e dei vari modi di colpire l’avversario. Musashi non espone mai la propria dottrina in maniera esplicita: pure nelle sezioni più “tecniche” l’importanza del non-detto travalica quella dell’esposizione formale. D’altra parte lo stesso autore del Gorin no Sho afferma di non aver mai avuto un maestro: il vero stratega deve apprendere da solo i fondamenti della strategia, attraverso poche fondamentali linee guida.
Uno dei concetti fondamentali del Musashi è l’uso delle due spade. All’epoca dei samurai un guerriero (bushi) aveva due spade alla cintura: la katana (spada lunga) e la wakizashi o tanto (spada corta). Morire con una di queste armi ancora nel fodero significava non aver fatto tutto il possibile per vincere. Questo è ovviamente contrario all’etica del samurai: nel Niten si raccomanda dunque di imparare ad utilizzare tutte e due le spade in combattimento.
Altro importante concetto è il non fare affidamento solo sull’equipaggiamento. Certe scuole di scherma dell’epoca insegnavano l’utilizzo di un particolare tipo di arma, magari una spada più lunga del normale, e come trarre vantaggio da queste. Un vero stratega, ammonisce Musashi, conosce pregi e difetti di ogni singola arma, ma non si limita ad usarne solo una: una spada lunga ad esempio può essere inutile negli spazi stretti. L’eccessiva specializzazione porta all’estinzione, e l’eccessiva fiducia nel mezzo porta alla sconfitta.
Per quanto riguarda la parte “tecnica”, il Niten considera le posizioni di guardia basilari, assumendo la guardia classica (chudan) come centro dell’azione. Raccomanda altresì di non affidarsi solo a questo: le varie posizioni del corpo devono rispondere alle necessità del momento, così come non esiste un solo modo di muovere i piedi o di portare un fendente.
Anche per quanto riguarda i fendenti, Musashi resta sul vago: la spada si impugna (come nel kendo) con una presa forte delle ultime due dita di ogni mano. Nel portare un fendente l’unica preoccupazione deve essere: tagliare il nemico. Il Niten tratta in maniera abbastanza “fumosa” vari tipi di colpi e fendenti, senza mai curarsi di spiegare la tecnica del colpo nel dettaglio, Musashi preferisce focalizzare l’attenzione sulla percezione mentale di ogni colpo. Quindi si avrà il “fendente che va proprio a segno”, il “fendente fuoco e pietre”, il fendente “foglie rosse”, ecc… Più della tecnica in sé, traspare nel Niten una caratteristica fondamentale: il colpo, quale che esso sia, deve essere scagliato in una sola unità di tempo, e deve andare a segno nella propria mente, prima che nell’avversario. Il ritmo dei fendenti e delle parate è importante: chi non conosce il ritmo di un duello, chi non sa colpire nell’unità di tempo giusta, anche se in possesso di grande forza ed impareggiabile tecnica verrà sconfitto.
In effetti, più che una scuola di scherma, il Niten Ichiryu è una dottrina filosofica: essere sempre pronti a cambiare ed adattarsi, come l’acqua si adatta al contenitore. Lo stratega non è solo colui che impone il proprio metodo e il proprio ritmo al duello, ma anche e soprattutto chi sa leggere la situazione, valutare velocemente i punti di forza e debolezza, cambiare la situazione in proprio favore e – fondamentale – vincere.
Addentrandosi attraverso il Gorin no Sho nella dottrina del Niten si scopre il fondamento della scuola: il vuoto. Sia la postura, che la camminata, che il colpire con un fendente devono sottostare alla regola del vuoto. Colpire, sì, ma senza l’intenzione di colpire. Colpire con la mente vuota. Il concetto di vuoto nel Niten, ma anche nelle altre discipline orientali, è molto diverso da quello occidentale. Il vuoto è l’assenza di forma, di intenzione, di evidenza. Colpire senza l’intenzione, avere una posizione non evidente, una forma-senza forma, questo è il fondamento del Niten Ichiryu. Solo attraverso la mente vuota, avverte Musashi, è possibile trovare la Via.
Presenza nella cultura popolare moderna
Lo scrittore giapponese Eiji Yoshikawa ha dedicato a Miyamoto Musashi un lungo romanzo storico-biografico, intitolato appunto Musashi, apparso per la prima volta a puntate tra il 1935 e il 1939. In Italia il romanzo è attualmente edito da Rizzoli SuperBUR, in una versione accorciata di 840 pagine.
Al romanzo di Yoshikawa è ispirato il manga “Vagabond” di Takehiko Inoue, edito in Italia da Panini Comics.
Nel manga “Yaiba” di Gosho Aoyama, Miyamoto Musashi è uno dei personaggi principali che combatte al fianco di Yaiba contro il supremo Onimaru.
Nel manga e nell’omonimo anime “Getter Robot” di Go Nagai il pilota del “Bear” si chiama Musashi Tomoe.+
Nel Manga “Lamù” (Urusei Yatsura), di Rumiko Takahashi, la figura di Musashi Miyamoto viene letteralmente massacrata: facendogli assumere le sembianze di Ataru Moroboshi (uno dei 2 protagonisti, assieme a Lamù) lo trasforma in uno scroccone ed i suoi duelli diventano solenni abbuffate di specialità gastronomiche tipiche di ogni città da lui visitate, seguite poi dalla fuga senza pagare mai il conto. Durante l’ultima tappa, di fronte all’isola di Ganryu, intossicato da una scorpacciata di pesce palla, l’oste ne sotterra il corpo per sviare i sospetti su di se e poi esclama: “come cuoco faccio schifo, sarà meglio che torni a fare l’orafo: si, d’ora in poi fabbricherò anelli!”.
Nel manga e anime Ranma ½(Ranma Nibun No Ichi) di Rumiko Takahashi viene più volte citato il celebre spadaccino come simbolo di eccellenza nelle arti marziali e come esempio di elevata cultura, e in un episodio della serie animata il personaggio di Kuno Tatewaki viene posseduto dallo spirito di Musashi.
In ambito cinematografico e televisivo, sono molte le opere giapponesi che hanno la figura di Miyamoto Musashi come protagonista. Tra le più recenti vi è una miniserie TV del 2003 la cui colonna sonora è opera del compositore italiano Ennio Morricone.
Il personaggio di Takezo Kensei della serie TV Heroes è stato basato su leggende riguardo Musashi.
Il brano Sun and Steel della metal band inglese Iron Maiden, pubblicato sull’album Piece of Mind del 1983, è ispirato alla vita di Miyamoto.
Il manga Samurai tratta le vicende di Dagor Miyamoto, figlio del celebre Musashi.
Nel romanzo di Italo Cammilleri “il crocifisso del samurai” è un antagonista invincibile pagato con due bellissime spade per uccidere “l’Inviato del Cielo”