La storia (dal greco ἱστορία, historìa, ispezione [visiva]) è la disciplina che si occupa dello studio del passato tramite l’uso di fonti, cioè di tutto ciò che possa trasmettere il sapere. Più precisamente, la storia è la ricerca e la narrazione continua e sistematica di eventi del passato considerati di importanza per la specie umana, compreso lo studio degli eventi nel corso del tempo e la loro relazione con l’umanità.
Il termine “storia” in italiano e in altre lingue ha anche il significato di “racconto letterario” o comunque di narrazione (orale o scritta) di vicende immaginarie. In questa accezione il termine non sarà discusso in questa voce, anche se la storia di per sé è anche una “narrazione” elaborata tramite l’immaginazione e proposta ad un pubblico interessato di lettori.
Etimologia
La parola “storia” deriva dall’indoeuropeo *wid-tor, dalla radice *weid (“vedere, sapere”) attestata nel latino video (e da qui all’italiano “vedere”), nell’inglese wit, nel sanscrito veda e nello slavo videti e vedati. Il verbo οἷδα oîda “io so” (perfetto di grado zero della radice id- “vedere”) ha d, mentre ἵστωρ ha s, secondo la regola fonologica per cui un’occlusiva dentale (t, d, o th) diventa s di fronte a un’altra occlusiva dentale. Concretamente, l’italiano “storia” discende dal latino historia, a sua volta dal greco ἱστορία (istoría), che significa “conoscenza acquisita tramite indagine, ricerca”. È con questo senso che Aristotele usò il termine nel suo Περί Τά Ζωα Ιστορία (Peri Ta Zoa Istória) o, nella forma latinizzata, Historia Animalium. Il termine deriva a sua volta da ἵστωρ (hístōr) e significa uomo saggio, testimone, o giudice. Le prime attestazioni della parola ἵστωρ si ritrovano negli Inni omerici, in Eraclito, nel giuramento dell’efebo ateniese e nelle iscrizioni beotiche (in un senso legale, sia “giudice” che “testimone” o simile). La forma historeîn, “domandare, informarsi” è una derivazione ionica che si diffuse inizialmente nella Grecia classica ed infine in tutta la civiltà ellenistica.
Fu sempre con il senso greco che Francesco Bacone utilizzò il termine alla fine del XVI secolo, quando scrisse riguardo alla “Storia Naturale”. Per lui, historia era “la conoscenza di oggetti determinata dallo spazio e dal tempo”, quel tipo di conoscenza prodotta dalla memoria (mentre la scienza era fornita dalla ragione e la poesia dalla fantasia).
In tutte le lingue europee, il sostantivo “storia” viene ancora impiegato per indicare sia “ciò che è accaduto agli uomini” sia “lo studio da parte di uno studioso di ciò che è successo”: quest’ultimo significato talvolta viene distinto con la lettera maiuscola, “Storia” o con il termine storiografia.
Descrizione
discorso soffermandosi sugli eventi prodotti dall’uomo. Questa enfasi sull’aspetto umano ha fatto degli uomini il soggetto centrale delle narrazioni nei discorsi classici della storia moderna; di conseguenza, la storia ha assunto un senso che è più vasto di quello di risultare esclusivamente una narrazione reale del passato umano. La storia spesso simboleggia la produzione di eventi che hanno potenziali di trasformazione e che introducono nel futuro: ciò è come uno schema temporale, evidenziato dal significante di storia, che connette il passato, il presente e il futuro. La temporalità storica è quindi radicata nell’idea che soggetti umani autonomi siano dotati di soggettività storica che li possa aiutare nella produzione di eventi e che li aiuti immediatamente a registrare e narrare eventi passati sotto forma di storia.
Tutti gli avvenimenti che vengono registrati e preservati in alcune forme (quelle che non possono essere bollate come non storiche o che comunque rimangano aperte al discorso storico) costituiscono la testimonianza storica. Gli eventi che sono presumibilmente accaduti prima dell’avvento della comunicazione scritta sono perciò denominati “preistoria”. Il compito auto-assegnato del discorso storico è quello di identificare le fonti che posso contribuire alla produzione di resoconti veritieri del passato. Perciò la costituzione dell’archivio dello storico è la risultante del circoscrivere un archivio più generale invalidando l’uso di alcuni testi e documenti (riuscendo quindi a confutare le loro affermazioni per rappresentare il “vero passato”). Alcuni storici studiano la storia universale, altri concentrano il proprio lavoro su determinati metodi o su altre aree.
Storiografia e metodo storico
Il metodo storico consiste di tutte quelle tecniche e quelle linee guida con le quali gli storici usano le fonti primarie ed altre testimonianze per ricercare e quindi scrivere la storia. Una operazione storiografica, volta a “setacciare” le affermazioni valide storicamente dal campo più vasto delle affermazioni, è indispensabile per poter elaborare un ‘vero discorso del passato’. Questo discorso viene inevitabilmente prodotto da una rigida osservanza di un metodo stabilito. In altre parole, la stessa verità storica può essere considerata un effetto del metodo di produzione storiografica.
Nella Grecia antica esistevano i λογὸγραφοι (logògrafoi, letteralmente scrittori di discorsi), autori di narrazioni che solitamente raccoglievano la storia di aree ristrette come città o piccole regioni (il primo dei quali fu Ecateo di Mileto): questo tipo di storie comunque aveva basi confuse e miste al mito, tanto da non poter essere considerate propriamente didattiche.
Erodoto di Alicarnasso (484 a.C. – 425 a.C. ca.) generalmente viene considerato il “padre della storia”. Tuttavia, è al suo contemporaneo Tucidide (460 a.C. ca. – 400 a.C. ca.) che viene attribuito il merito di aver avuto per primo un approccio scientifico nei confronti della storia, nella sua opera Guerra del Peloponneso. Tucidide infatti, a differenza di Erodoto e di altri storici religiosi, considerava la storia come il prodotto delle scelte e delle azioni degli esseri umani, valutando le cause e gli effetti, piuttosto che come il risultato dell’intervento divino. Con il suo metodo storico Tucidide mise in rilievo la cronologia, un punto di vista neutrale, e tenne sempre in considerazione il fatto che il mondo umano fosse il risultato delle azioni degli esseri umani. Inoltre gli storici greci vedevano la storia come fosse ciclica, con gli eventi che si ripresentavano regolarmente.
Al di fuori dell’Europa, erano presenti (ad esempio nella Cina antica e “medievale”) tradizioni storiche e un uso sofisticato del metodo storico. Il fondamento per una storiografia professionale nell’Asia orientale venne stabilito dallo storico di corte della Dinastia Han noto come Sima Qian (145 – 90 a.C.), autore dello Shiji (Memorie di uno storico). Per la qualità della sua opera scritta senza tempo, Sima Qian è noto postumamente come il Padre della storiografia cinese. Gli storici cinesi di periodi dinastici seguenti in Cina utilizzarono il suo Shiji come formato ufficiale per i testi storici, così come per la letteratura biografica.
All’inizio del periodo medievale Sant’Agostino fu influente per il pensiero del Cristianesimo e, più in generale, per quello occidentale. Nel corso del Medioevo e del Rinascimento, la storia venne spesso studiata attraverso una prospettiva sacra o religiosa. Verso il 1800, il filosofo e storico tedesco Georg Wilhelm Friedrich Hegel inserì la filosofia ed un approccio più secolare allo studio storico.
Nella prefazione al suo libro intitolato Kitāb al-ʿibar (Il libro degli esempi), la Muqaddima, lo storico e sociologo maghrebino Ibn Khaldūn ha messo in rilievo i sette errori che pensava che tutti gli storici commettessero con regolarità. In questa critica, si avvicinò al passato come fosse misterioso e necessitasse di interpretazione. L’originalità di Ibn Khaldūn fu quella di affermare che la differenza culturale di un periodo diverso dal proprio deve regolare la valutazione del materiale storico rilevante, quella di distinguere i criteri secondo cui sarebbe possibile cercare la valutazione, ed infine, quella di sentire il bisogno dell’esperienza, in aggiunta ai criteri razionali, in modo da valutare alla prova della razionalità una cultura del passato.
Altri storici di nota che hanno proposto metodi di studio storici sono Leopold von Ranke, Lewis Bernstein Namier, Geoffrey Rudolph Elton, George Macaulay Trevelyan, A.J.P. Taylor e Ram Sharan Sharma. Nel XX secolo, gli storici si sono focalizzati meno su narrazioni epiche e nazionalistiche, che spesso tendevano a glorificare la nazione o gli individui, e più su cronologie maggiormente realistiche. Alcuni storici francesi hanno introdotto la storia quantitativa, usando una gran mole di dati per tracciare i profili delle vite degli individui tipici, e hanno avuto un ruolo prominente nella creazione della storia culturale (cfr. histoire des mentalités). Gli storici statunitensi, spinti dall’era dei diritti civili, hanno posto la loro attenzione su gruppi etnici, razziali e socio-economici precedentemente non presi in esame. Negli ultimi anni i postmodernisti hanno messo in dubbio la validità e la necessità dello studio della storia, basando le loro affermazioni sul fatto che tutta la storia è basata sull’interpretazione personale delle. Nel suo libro In Difesa della Storia”, Richard J. Evans, un professore di storia moderna all’Università di Cambridge, ha difeso il valore della storia.
Piero Pierotti ha proposto a partire dagli anni ’70 il metodo ecostorico o ecostoria, che si basa principalmente sulle fonti materiali anziché su quelle scritte.
Periodi
Lo studio storico spesso si focalizza su eventi e sviluppi che accadono in epoche per le quali è definibile -in linea di massima- un inizio ed una fine. Gli storici assegnano a questi periodi di tempo dei nomi in modo da permettere che “l’organizzazione di idee e le generalizzazioni classificatorie” possano essere utilizzate dagli storici. I nomi assegnati ad un periodo possono variare a seconda della località geografica, così come spesso cambiano le date di inizio e fine di un periodo particolare. I secoli e le decadi sono ad esempio periodi comunemente usati e il tempo che rappresentano dipende dal sistema di datazione impiegato. In altri casi -forse i più frequenti- la definizione dei periodi viene costruita retrospettivamente e riflette così i giudizi di valore espressi riguardo al passato, e di rado possono essere individuate date precise (si pensi al “periodo Illuminista” o alla “rivoluzione industriale”). La modalità con cui i periodi vengono creati e i nomi a loro assegnati può influire sul modo con cui vengono visti e studiati.
Le periodizzazioni vengono utilizzate per pensare in termini schematici il passato: se ciò è una necessità in ambito scolastico, queste divisioni hanno però il difetto di non essere univocamente accettate, né tantomeno definitive. La periodizzazione più nota, che fa riferimento principalmente alla storia d’Europa divide la storia in cinque periodi: Preistoria, Storia antica, Storia medievale, Storia moderna e Storia contemporanea.
Preistoria
La preistoria è quel periodo storico che precede la comparsa della scrittura e quindi dei metodi di archiviazione di date, eventi ed altri elementi fondamentali per poter parlare di storia. Poiché non esistono documenti scritti di tale era, i mezzi per poter studiare la preistoria ci sono forniti da altri campi di studio come la biologia, la paleontologia, la geologia e l’archeologia.
È grazie ai mezzi forniti da queste scienze che si è potuto arrivare a scrivere una cronologia della preistoria, e ad operare una divisione di questo periodo storico in tre fasi: Paleolitico, Mesolitico e Neolitico. Queste fasi sono caratterizzate da differente durata temporale nelle diverse aree geografiche, così come anche il termine della preistoria differisce anche di migliaia di anni a seconda della comparsa della scrittura nelle varie società umane. Se ad esempio in Egitto, in Cina e a Sumer le prime forme di registrazione scritta compaiono circa nel 3000 a.C., in Nuova Guinea la scoperta della scrittura da parte delle tribù indigene è databile intorno al 1600 d.C., ovvero quasi 5000 anni dopo.
Storia antica
Se convenzionalmente con l’invenzione della scrittura si vuole far concludere il racconto delle vicende umane della preistoria, di fatto la fase successiva di queste vicende detta storia antica si fa iniziare con l’esposizione del fenomeno delle prime tre grandi civiltà mondiali, dette da Wittfogel “civiltà idrauliche”, in quanto sorte intorno a dei grandi fiumi e anche perché impegnate in opere di ingegneria idraulica per sfruttare le acque dei fiumi che hanno fatto la loro prosperità, ai fini di un incremento ancora maggiore della nuova economia agricola. Queste sono la civiltà dell’antico Egitto sorta sulle rive del fiume Nilo, quella mesopotamica tra i fiumi Tigri e Eufrate e infine, la civiltà della valle dell’Indo, che prende il nome dall’omonimo fiume.
In seguito il baricentro del mondo si spostò dal Vicino Oriente al mar Mediterraneo, nel quale fiorirono le cosiddette civiltà classiche come quella greca, la fenicia, la cartaginese, sino ad arrivare a quella romana, la cui caduta nel 476 d.C. segnò convenzionalmente anche il passaggio dalla storia antica al medioevo.
Storia medievale
L’idea di un medio evo, cioè di una età intermedia fra due periodi di progresso ricorre per la prima volta nell’opera “Historiarum ab inclinatione romanorum imperii decades”, dell’umanista Flavio Biondo, scritta verso il 1450 e pubblicata nel 1483. Secondo Flavio Biondo, in polemica con la cultura del XIV secolo, l’epoca è come una lunga parentesi storica, caratterizzata da una stasi culturale che si colloca tra la grandezza dell’età classica e la rinascita della civiltà che ad essa si ispira.
Dopo il collasso dell’Impero Romano d’Occidente, si assistette a una prima fase con la lotta tra le popolazioni del nord e dell’est europeo per la ricostruzione a livello locale dell’organizzazione amministrativa, militare, economica e giuridica; questa fase fu poi seguita, verso la fine del medioevo, da una nuova fase di accentramento dei poteri a livello nazionale.
Cruciale in questa organizzazione fu la struttura feudale che, se da un lato permetteva una certa stabilità grazie all’organizzazione continentale del sistema, non fu mai sufficientemente forte da togliere completamente autonomia alle realtà locali, che così poterono gestire la transizione tra l’uniformità dell’Impero romano e la nascita degli stati nazionali.
Una realtà in grado di dare uniformità al panorama europeo fu la comune radice religiosa basata sul Cristianesimo, ereditata dall’ultimo periodo romano e proseguita fino all’XI secolo con la separazione della Chiesa ortodossa dalla Chiesa cattolica nel 1054. Questa radice comune portò da un lato ad una commistione tra potere temporale e religioso che permise dei momenti di identità come nel caso delle crociate e proseguì, non senza conflitti, anche nella Riforma protestante.
La conclusione del Medioevo viene collocata in ciascun paese in date diverse, che coincidono con la nascita delle rispettive monarchie nazionali e il periodo rinascimentale. Alcune date comunemente utilizzate sono il 1453, con la fine della Guerra dei Cent’Anni tra Inghilterra e Francia e la presa di Costantinopoli da parte degli Ottomani, il 1492, con la fine del periodo islamico in Spagna e la scoperta delle Americhe da parte di Cristoforo Colombo, e il 1517, con la Riforma protestante.
Storia moderna
La storia moderna è un periodo storico di rottura rispetto all’epoca medievale, che copre un arco temporale di circa tre secoli, dal XVI al XIX secolo ed è caratterizzato dal processo di formazione degli Stati nazionali in Europa.
Alcune date comunemente utilizzate per indicare l’inizio dell’età moderna sono il 1453 (caduta di Costantinopoli e fine dell’Impero bizantino, fine della Guerra dei cent’anni tra Inghilterra e Francia), il 1492 (caduta del Sultanato di Granada, ultimo baluardo musulmano in Spagna, nonché scoperta delle Americhe) e il 1517 (anno d’inizio della diffusione della Riforma protestante).
La conclusione dell’età moderna viene solitamente indicata con la conclusione del Congresso di Vienna (1815), in seguito alla sconfitta di Napoleone e del conseguente riassetto geopolitico europeo. Interpretazioni diverse indicano come termine dell’età moderna lo scoppio della Rivoluzione francese (1789) o della prima rivoluzione industriale in Inghilterra (ultimi tre decenni del Settecento).
Un’altra data di cesura importante tra età moderna e contemporanea può esser considerata quella del 1848: in questo anno si verificarono importanti quanto fallimentari tentativi di rivoluzione politica, sfociati con la promulgazione di varie Carte Costituzionali, futuro preludio al costituirsi, nella maggior parte dell’Europa, di regimi liberali.
Storia contemporanea
La storia contemporanea è quel periodo della storia che convenzionalmente comprende gli eventi occorsi dal Congresso di Vienna (1815) fino al 1989, anno del crollo del Muro di Berlino.
Altre date utilizzate per indicare l’inizio della storia contemporanea sono il 1789 (anno della Rivoluzione Francese), il 1870 (anno della presa di Roma e di fondazione del II Reich tedesco), il 1918 (fine della Prima guerra mondiale) e il 1945 (fine della Seconda guerra mondiale).
Questo periodo storico è caratterizzato dallo scoppio delle due guerre mondiali, dalla guerra Fredda tra Stati Uniti e Urss e dalla caduta del comunismo.
Altre aree di studio
Filosofia della storia
La filosofia della storia è il ramo della filosofia che si occupa, se esiste, del significato della storia umana; ipotizza un possibile fine teleologico del suo sviluppo e si chiede se esista un disegno, uno scopo, un obiettivo o un principio guida nel processo della storia umana. Se il suo oggetto è la verità o il dover essere, se la storia è ciclica o lineare, o esiste in essa il concetto di progresso, sono tutte questioni discusse dalla filosofia della storia.
Non si devono confondere i possibili fini teleologici dell’uomo nella storia con i fini della storia stessa, ovvero la giustificazione della propria storia come memoria dell’umanità. La storia è una scienza sociale ed umana che non può esimersi dal comprendere perché è responsabile di studiare i processi sociali: essa infatti deve spiegare i fatti e gli eventi del passato, sia per la conoscenza in sé, sia perché ci aiuta a comprendere il presente (Miguel de Cervantes ha definito la storia, una maestra di vita). Sallustio giunse a dire che tra le varie occupazioni che si esercitano con l’ingegno, la memoria degli eventi passati è prominente per la sua grande utilità.
L’importanza radicale di ciò si basa sul fatto che la storia è l’unica scienza – insieme alla medicina – in cui il soggetto ricercatore coincide con l’oggetto dello studio. Da qui la grande responsabilità dello storico: la storia ha una proiezione verso il futuro proprio per la sua potenza trasformatrice come strumento di cambiamento sociale. Ciò è applicabile a quello che Karl Marx disse dei filosofi: finora hanno soltanto interpretato il mondo in diversi modi; ora si tratta di trasformarlo.
“Oggetto della Storia sono i fatti. La verità solo in quanto derivi dai fatti. Da ciò la definizione di SCIENZA datale da Giambattista Vico ( Napoli 1668-1744) nella sua SCIENZA NUOVA .
La descrizione dei fatti é difficile e non può essere che incompleta . Ipotizziamo una possibile? descrizione dei fatti che caratterizzi appieno il nostro presente,
solo un momento del nostro presente. Sarebbe oltreché incompleta, almeno in parte soggettiva.
Chi la DEscrive la storia? Anche fosse chi ne é tra gli autori di spicco, il Napoleone delle Memorie, la sua testimonianza diretta non sarebbe di obiettività assoluta.
Nello stesso tempo, però, poiché i fatti sono opera dell’uomo, ovvero degli uomini, nessuno meglio dell’uomo stesso può impegnarsi in quel particolare racconto che é chiamato STORIA.
Un uomo che non rappresenti solo se stesso, nel caso dello storico; un uomo che testimoni; un, solo ipotizzabile, uomo onnisciente-filosofo della realtà.
In sostanza un uomo studioso e in buonafede: un vero dubbioso che raccoglie ( v. Muratori 1672-1750) ed interroga.
In nessuna altra cono-Scienza meglio che in questa, l’ uomo può cimentarsi: della Storia gli uomini sono autori e protagonisti. Da qui le STORIE .
(U. Foscolo: Italiani, vi esorto alle Storie!).
E’ stato un input, ma di grande importanza: molti ne hanno fatto tesoro: basti citare A. Manzoni.
Vico é difficile da leggere, complesso come la Storia, per chi voglia tentare di capire qualcosa. L’opera di Vico non contiene Verità, ma profonda indagine e copiosi esempi:
un tentativo di interpretazione complesso, un dispiegamento dell’animo nelle sue doti innate e apprese, un ampliamento d’orizzonte mentale.
Da Vico e non solo da lui, alla Storia non poche conseguenze pratiche e teoriche”. (Lucia degli Scalzi)
Storia militare
La storia militare si concentra sullo studio di conflitti che sono avvenuti nella società umana. Essa include l’analisi di guerre, battaglie, strategie militari e armamenti. La storia militare è formata dagli eventi nella storia dell’umanità che rientrano all’interno della categoria di conflitto: questa può spaziare da una mischia tra due tribù a conflitti tra veri e propri eserciti, fino ad una guerra mondiale che riguarda la maggioranza della popolazione mondiale. Gli storici militari registrano (in forma scritta o altrimenti) gli eventi della storia militare.
Storia sociale
La storia sociale è lo studio di come le società si adattano e cambiano nel corso di periodi di tempo. La storia sociale è un’area di studio storico considerata essere da alcuni una scienza sociale che cerca di vedere prove storiche dal punto di vista di andamenti di sviluppo sociale. In questa visione, può includere anche la storia economica, la storia del diritto e l’analisi di altri aspetti della società civile che mostrino l’evoluzione di norme e comportamenti sociali.
Storia economica
La storia economica è lo studio di come i fenomeni economici si sono evoluti nel passato. L’analisi è svolta usando una combinazione di metodi storici, statistici e tramite l’applicazione delle teorie economiche su situazioni storiche. Questo campo di studi ha molti punti in comune con la storia sociale, ma si distingue per una maggior attenzione al commercio e agli affari fra stati e all’evoluzione del mondo del lavoro, tanto che è spesso dibattuto se la storia economica sia in effetti una branca dell’economia o della storia.